Violentate nel silenzio dei campi a Ragusa
Il nuovo orrore delle schiave romene
Cinquemila donne lavorano nelle serre della provincia siciliana. Vivono segregate in campagna. Spesso con i figli piccoli. Nel totale isolamento subiscono ogni genere di violenza sessuale. Una realtà fatta di aborti, “festini” e ipocrisia
VITTORIA (RG) -
«Possono prendere il mio corpo.
Possono farmi tutto.
Ma l’anima no. Quella non possono toccarmela».
Alina mi indica un locale in mezzo alla campagna.
«Lì dentro succede tutte cose possibili».
È uno dei pochi edifici che interrompe la serie infinita di serre.
Il bianco dei teli di plastica va da Acate a Santa Croce Camerina.
Siamo a Sud di Tunisi,
terra rossa e mare azzurro che guarda l’Africa.
Siamo nella “città delle primizie”,
uno dei distretti ortofrutticoli più importanti d’Italia.
Il centro di un sistema produttivo che esporta in tutta Europa
annullando il tempo e le stagioni.
Gli ortaggi che altrove maturano a giugno
qui sono pronti a gennaio.
Un miracolo chimico che ha ancora bisogno di braccia.
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