La legalità fa bene all’amore


“I colloqui si svolgono in appositi locali sotto il controllo a vista 
e non auditivo del personale di custodia” 
(articolo 18 della legge 26 luglio 1975, n.354) 

“I detenuti usufruiscono di sei colloqui al mese. 
Quando si tratta di detenuti per uno dei delitti previsti dal primo periodo del prima comma dell’articolo 4 bis della legge e per i quali si applicano il divieto di benefici ivi previsto, 
il numero di colloqui non può essere superiore a quattro al mese. (…) Il colloquio ha la durata massima di un’ora”
(D.P.R. 30 giugno 2000, n.230)

Ristretti Orizzonti ha  lanciato una campagna 
per “liberalizzare” le telefonate e consentire i colloqui riservati 
delle persone detenute con i propri familiari, 
come già avviene in molti Paesi. 
Lunedì 1 Dicembre la redazione della rivista,  
in collaborazione con la Casa di reclusione di Padova, 
organizza il Seminario di Studi 
“Per qualche metro e un po’ di amore in più".

Nei siti www.ristretti.org e www.carmelomusumeci.com 
tutto il materiale prodotto su questo tema e per questa occasione.  
La mobilitazione dei detenuti giornalisti volontari 
della redazione di “Ristretti Orizzonti”, 
insieme a moltissimi prigionieri di tutti i carceri d’Italia, 
che si stanno attivando per raccogliere le firme dei propri compagni, 
ha avuto adesioni importanti, 
tra cui quelle di alcuni senatori della Repubblica. 
È appena stato depositato al Senato 
un disegno di legge, a firma del parlamentare Pd Sergio Lo Giudice 
e altri colleghi, a favore dell’umanizzazione delle visite ai detenuti 
e per la legalizzazione dell’affettività in carcere.

Ho una compagna e due figli (e adesso due nipotini) 
che mi aspettano da oltre ventitré anni e purtroppo, 
dato la mia condanna all’infinita pena dell’ergastolo, 
se non cambiano le leggi in Italia 
avranno di me solo il mio cadavere.

Ho visto crescere i miei figli prima dietro un vetro divisorio, 
dopo dietro un bancone 
e ora su delle panche, 
tramite sporadici colloqui.

Da ben ventitré anni  non posso scambiare una carezza 
o un bacio affettuoso con la mia compagna, 
ma la cosa che ci manca di più non è tanto far l’amore, 
ma poter piangere insieme abbracciati 
senza che nessuno ci guardi. 
In ventitré anni non l’abbiamo mai potuto fare, 
perché siamo sempre stati osservati 
e circondati da guardie o da familiari degli altri detenuti.

Credo che le leggi di uno Stato non dovrebbero impedire 
ai suoi prigionieri il diritto di amare ed essere amati.

Gli svedesi trattano meglio i loro prigionieri perché si dicono: 
“Il detenuto di oggi sarà il mio vicino di casa domani” 
invece in Italia, nella maggioranza dei casi, 
la detenzione è molto più illegale e stupida 
del crimine che hai commesso. 
E spesso non serve a nulla. 
In molti casi serve solo a farti incazzare 
o a farti diventare più delinquente.

In carcere in Italia il tuo reato sembra c
he ti faccia perdere tutta la tua umanità. 
In fondo non chiediamo molto, 
solo una vita più umana e un po’ d’amore. 
È già difficile essere dei buoni padri (e nonni) fuori, 
immaginatevi dentro con solo tre giorni all’anno di colloqui,  
che se sei sbattuto in carcere lontani non riesci mai a fare. 
E allora ti tocca fare il padre (e il nonno) per lettera.

Per dare il mio personale contributo a questa campagna 
di “AffettiTraLeSbarre” ho deciso di rendere pubbliche 
queste due lettere che ho scritto ai miei figli tanti anni fa. 
Buona lettura.

E che l’amore sociale sia sempre nei vostri cuori.

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Cara Barbi,

                    mi ha scritto la mamma dicendomi che stai studiando molto 
perché vuoi passare con il massimo dei voti. 
Brava, sono contento e sono sicuro che con la scuola 
mi darai tante soddisfazioni, 
come pure nella vita perché sei tanto buona e sensibile. 
Muoio dalla voglia di vederti, mi manchi tanto, 
chissà come sarai cresciuta. 
Vorrei tanto essere a casa per proteggerti 
e farti sentire quanto ti amo, 
ma sono sicuro che tu lo senti ugualmente.

Tesoro, adesso vorrei farti un discorso da grande 
che rimanga fra noi due: 
sono preoccupato per la mamma, 
ultimamente nelle sue lettere mi sembra triste e nervosa. 
Poverina, si sente piena di responsabilità con te, Mirko, 
da sola, senza che io la possa aiutare. 
Mi ha detto che tu e Mirko continuate a litigare spesso. 
Mi raccomando, anche quando hai ragione 
cerca di non bisticciare. 
Fallo per non fare arrabbiare la mamma 
e quando la vedi malinconica 
e si sente sola falle un po’ di coccole, 
anche se fa la dura è più sensibile di noi due. 
Me lo prometti, amore, che fai come ti ho detto? 
Perché sono molto in ansia per lei, 
le voglio tanto bene 
e mi dispiace da morire quando la sento triste. 
Non le dire niente che ti ho detto questo 
e dalle tanti bacini da parte mia.

Sai, dicono che dovrebbero essere i genitori a capire i figli, 
ma io non sono d’accordo totalmente 
perché per me è più facile che i figli capiscano i genitori 
dato che i bambini di adesso hanno una marcia in più, 
sono più istruiti ed intelligenti dei genitori, 
quindi conto molto su di te.

Dopo che hai fatto gli esami fammi un telex 
per farmi sapere come è andata. 
Adesso Tesoro finisco di scriverti ma continuo a pensarti, 
ti riempio di bacini. 
Tuo papà che ti adora.

N.B. Ho sempre il tuo braccialetto di spago che mi hai mandato, 
non lo tolgo mai, ci faccio pure la doccia, 
meno male che è resistente e non si consuma. 
Quando lo guardo penso subito a te 
e a volte non resisto di dargli un bacino 
pensando di darlo a te. 
Papà.

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 Caro Mirko,

                    eccomi a te con questa letterina per stare un po’ con te, 
sono preoccupato per la scuola: spero che riesci a passare. 
Meno male che adesso iniziano le vacanze 
così ti puoi svagare e  dedicarti di più al gioco del calcio. 
Mi raccomando, ormai siete grandi, 
non bisticciare con la Barbi perché la mamma me lo scrive 
e si arrabbia con me perché dice 
che avete preso il mio carattere.

Dà la colpa a me (sic!) anche se non ci sono, 
ma poverina ha ragione, ha tanti pensieri, 
deve badare a voi, alla casa e al lavoro. 
Mi dispiace, certo non sono un buon esempio, 
né un ottimo padre, sempre lontano, 
ed ho sempre paura che tu ti senti diverso dagli altri bambini 
e questo mi fa star male: 
che tu soffra perché non hai il papà vicino. 
E non so darmi pace e allora ti voglio ancora più bene, 
con la speranza che tu lo senta ugualmente 
anche se sono lontano, 
in questa maledetta isola sperduta 
dove persino i gabbiani sono infelici. 
Ricordati che ti sono, ti sento e ti sarò sempre vicino 
con tutto il mio amore. 
Basta che tu lo senti dentro 
e ti sentirai il figlio più amato del mondo. 
Proteggi la Barbi e la mamma al posto mio 
e soprattutto fa tante coccole alla mamma 
quando la vedi triste e preoccupata.

Ti vorrei scrivere tante cose carine 
ma preferisco mandartele con il pensiero 
perché mi scoccia che le leggano le guardie. 
Tanto io so che tu sai il bene che ti voglio. 
Ti mando tanti bacini. 
Tuo papà che ti adora, 
ciao amore.

Carmelo Musumeci,  Carcere di Padova  2014     

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