Le ragioni della speranza

DOMENICA 1 MARZO 2015

La liturgia della Parola domenicale
commentata da padre Ermes Ronchi

( Marco 9, 2-10)

Dalla tentazione alla luce; dal deserto alla trasfigurazione. 

Questo movimento sintetizza il cammino di ogni vita spirituale: 
liberare la luce seminata in noi 
(voi siete la luce del mondo...).
Il Vangelo di domenica scorsa apriva una strada: convertitevi. 
La conversione è come il movimento del girasole,
un girarsi verso la luce. 
Il Vangelo di questa domenica offre il risultato di quel percorso: 
mi giro e trovo il sole e ne sono irradiato; 
mi illumino, mi imbevo e godo della luce, simbolo primo di Dio.
Gesù porta i tre discepoli sopra un monte alto. 
La montagna è la terra che penetra nel cielo, 
dove si posa il primo raggio di sole e indugia l’ultimo,
in tutta la Bibbia è il luogo che Dio sceglie per parlare e rivelarsi.
Come nel racconto di Marco: 
e si trasfigurò davanti a loro. 
Pietro ne è sedotto, e prende la parola: 
che bello essere qui!
Facciamo tre capanne. 
L’entusiasmo di Pietro, la sua esclamazione stupita, ‘che bello!’, 
ci fanno capire che la fede per essere pane, per essere vigorosa,
deve discendere da uno stupore, da un innamoramento, 
da un ‘che bello!’ gridato a pieno cuore. 
Avere fede è scoprire, insieme a Pietro, 
la bellezza del vivere, ridare gusto a ogni cosa che faccio, 
al mio svegliarmi al mattino, ai miei abbracci, al mio lavoro.
Tutta la vita prende senso, ogni cosa è illuminata: 
il male e il buio non vinceranno,
il fine della storia sarà positivo.
Ciò che seduce Pietro non è l’onnipotenza di Dio, 
non lo splendore del miracolo, 
non il fascino dell’infinito, 
ma la bellezza del volto di Gesù, 
immagine alta e pura del volto dell’uomo, 
così come lo ha sognato il cuore di Dio. 
Intuisce che la trasfigurazione 
non è un evento che  riguarda Gesù solo, 
ma che si tratta di un paradigma che ci riguarda tutti 
e che anticipa il volto ultimo dell’uomo,
è “il presente del nostro futuro” 
(come Tommaso d’Aquino chiama la speranza).
Infine il Padre prende la parola 
ma per scomparire dietro la parola del Figlio: 
“Ascoltate Lui”. 



Sali sul monte per vedere e sei rimandato all’ascolto.
Scendi dal monte e ti rimane nella memoria 
l’eco dell’ultima parola: 
“Ascoltate Lui”. 
Nostra vocazione è liberare, con gioiosa fatica, 
tutta la bellezza di Dio sepolta in noi. 
E il primo strumento per la liberazione della luce 
è l’ascolto della sua Parola.

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