«È meglio che uno solo muoia…». 
Il pilota, Sansone e Gesù...

di Chiara Bertoglio

Chissà cos’è passato nella sua mente e nel suo cuore 
in quegli interminabili otto minuti. 
Chissà se è stato un gesto pianificato 
o la terribile ispirazione di un momento, 
scattata al presentarsi di un’opportunità imprevista 
nel momento in cui il comandante si è assentato 
per qualche istante. 
Chissà se gli è venuto voglia, 
in un ultimo istinto di sopravvivenza, 
di puntare nuovamente il muso dell’aereo verso il cielo, 
oppure se le montagne hanno attirato inesorabilmente, 
come una gigantesca ed acuminata calamita, 
il suo sguardo e le sue mani. 
Chissà perché un giovane che amava volare 
ha trovato la terra tanto orribile 
da non volerci più tornare, 
e da voler trascinare con sé altre vittime ignare ed incolpevoli.

“Muoia Sansone e tutti i Filistei”. 
Nella Bibbia, Sansone è una figura positiva, 
una prefigurazione di Gesù, 
che ottiene qualcosa che viene visto positivamente 
(la distruzione dei Filistei) 
dando la propria vita. 
Eppure, nonostante la grandiosità tragica 
della figura di un cieco che distrugge un palazzo 
facendolo rovinare su di sé e sui suoi nemici, 
il messaggio di Cristo è molto diverso. 
Cristo vedeva il male nel mondo 
in modo sicuramente più chiaro, 
più netto e più apparentemente disperante 
di quanto abbiano potuto vedere Sansone 
ed il giovane pilota di Germanwings. 
Eppure la sua risposta non è stata 
quella di distruggere il male distruggendo i peccatori, 
bensì morendo lui per loro.

Nel Vangelo di Giovanni si trova una frase 
apparentemente del tutto cinica, 
ma di cui l’Evangelista dà un’interpretazione sorprendente. 
“È meglio che un uomo solo muoia per tutto il popolo”, 
dice il sommo sacerdote. 
Ragion di Stato, il fine giustifica i mezzi, 
il bene maggiore e così via. 
Ma Giovanni chiosa che egli disse così 
“perché” era sommo sacerdote. 
Nonostante ragionasse grettamente e fosse nemico di Cristo, 
secondo Giovanni, egli parlò ispirato da Dio, 
e comprese che la morte di Gesù 
non solo sarebbe stata la distruzione 
di un uomo scomodo ai potenti, 
bensì anche la salvezza di tutto il popolo.

Davanti al mistero della vita e della morte, 
dell’oscurità di una mente malata, 
della fine di molte vite giovani e meno giovani, 
di un gesto inesplicabile non ci sono dietrologie da fare, 
né tantomeno si può “cogliere l’occasione” 
per uno sfoggio di spiritualità o cultura biblica. 
Si può e si deve solo tacere e pregare. 
Ma anche questa inesplicabile tragedia, forse, 
ci può aiutare a vedere, in filigrana e in controluce, 
la bellezza del dono della vita di Cristo, 
morto per noi, e morto anche, sicuramente, 
per tutte le persone – pilota compreso – 
che hanno visto avvicinarsi una montagna 
e poi solo l’abbraccio di Dio.......

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