Le ragioni della speranza
DOMENICA 21 GIUGNO 2015
La liturgia della Parola domenicale
commentata da padre Ermes Ronchi
Una notte di tempesta e di paura sul lago, e Gesù dorme.
Anche il nostro mondo geme di dolore con le vene aperte,
e Dio dorme.
Notte delle grandi domande: non ti importa niente di noi?
Perché dormi? Destati e vieni in aiuto!
I Salmi traboccano di questo grido, lo urla Giobbe,
lo ripetono i profeti e gli apostoli.
Poche cose sono bibliche come questo grido,
poche sono umane come questa paura
di morire e di essere soli.
Perché avete così tanta paura?
Dio non è altrove e non dorme.
È già qui, sta nelle braccia degli uomini,
forti sui remi; sta nella presa sicura del timoniere;
è nelle mani che svuotano l’acqua,
negli occhi che scrutano la riva,
nell’ansia che anticipa la luce dell’aurora.
Dio è presente, ma a modo suo;
vuole salvarmi,
ma che io metta in campo tutte le mie capacità,
tutta la forza del cuore.
Non interviene al posto mio,
ma insieme a me;
non mi esenta dalla traversata, ma mi accompagna.
Non mi custodisce dalla paura, ma nella paura.
Non mi salva dalla croce, ma nella croce.
L’intera nostra esistenza può essere vista
come una traversata pericolosa, un passare all’altra riva,
quella della vita adulta, responsabile, buona.
Una traversata è iniziare un matrimonio;
una traversata è la vita che si apre davanti a un bambino;
una traversata è tentare di ricomporre lacerazioni,
ritrovare persone, vincere paure, accogliere poveri e stranieri.
C’è tanta paura lungo la traversata,
paura anche motivata.
Vorrei che il Signore gridasse subito all’uragano: taci.
Che rimproverasse subito le onde: calmatevi.
E che alla mia angoscia ripetesse: è finita.
Vorrei essere esentato dalla lotta,
e invece Dio risponde dandomi forza;
la sua risposta è tanta forza quanta ne serve
per il primo colpo di remo.
E ad ogni colpo lui la rinnoverà.
Non ti importa che moriamo?
La risposta è senza parole ma la gridano i gesti.
Mi importa di te, mi importa la tua vita, tu sei importante.
Mi importano i passeri del cielo e tu vali più di molti passeri,
mi importano i gigli del campo e tu sei più bello di loro.
Tu mi importi al punto che ti ho contato i capelli in capo
e tutta la paura che porti nel cuore.
E sono qui.
A farmi argine e confine alla tua paura.
Mi troverai dentro di essa,
nel riflesso più profondo delle tue lacrime,
come inizio d’approdo sicuro.
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