È l’esempio che fa il bullo...........
di don Gianni Epifani,
Sacerdote rogazionista,giornalista e regista
della Santa Messa di RaiUno
Quasi ogni giorno le cronache raccontano episodi di bullismo.
Recentemente si è appreso di una baby gang,
battezzata bad boys, che rapinava coetanei
e venditori ambulanti nel centro di Roma.
Mentre a Napoli è stata scoperta una banda di baby boss
che usava i tetti del quartiere di Sant’Antonio Abate
come poligonodi tiro, per le esercitazioni con le armi da fuoco.
Tornando con la memoria a qualche mese fa,
in Veneto si è verificato un caso di sbeffeggiamento dell’insegnante,
deriso e umiliato dai suoi alunni.
A Como alcuni ragazzi, in gita scolastica,
hanno denudato un compagno ricoprendone il corpo con caramelle,
appese a mo’ di addobbi, filmando la scena e pubblicandola su Facebook.
A Firenze, l’inverno scorso, è stata presa di mira
dai compagni di classe una ragazza disabile.
E l’elenco di questi atteggiamenti di sopraffazione e arrogante spavalderia
potrebbe continuare – purtroppo – all’infinito.
Sono tante le forme che può assumere il bullismo
e pesanti le conseguenze sulle vittime.
Quasi sempre questi atti di violenza, fisica e verbale,
finiscono sul web, come trofei di bravate
– che però tali non sono e si qualificano invece come episodi molto più gravi – consumate per vincere la noia
o accreditarsi agli occhi dei coetanei,
amplificando gli effetti già disastrosi che gesti e parole sconsiderate
hanno su bambini e adolescenti colpiti. I ragazzi agiscono
quasi sempre senza una piena consapevolezza
della gravità delle loro azioni;
quello che lascia sconcerti è la reazione delle famiglie,
troppo spesso risentite per le condanne riservate ai propri figli,
che faticano a riconoscere come bulli.
Le mamme degli studenti di Como hanno protestato in modo acceso
contro la decisione del dirigente scolastico di sospendere
i quattordici ragazzi protagonisti della violenza,
ritenendo – in fondo – solo uno scherzo quello messo in atto.
Come si può sconfiggere il bullismo se l’atteggiamento
dei primi educatori è di complicità, difesa ad oltranza,
giustificazione continua, per tutto?
Dietro gli episodi di bullismo, ci sono sempre vuoti, assenze,
carenze affettive.
Ci sono genitori che abdicano al loro ruolo,
indulgendo al permissivismo,
delegando totalmente il compito educativo
oppure offrendo ai figli,
con la loro violenza domestica, esempi deleteri.
“I bambini imparano ciò che vivono”, sosteneva Dorothy Law Nolte,
pedagogista e insegnante statunitense.
Imparano – scriveva in una poesia –
a combattere se vivono con l’ostilità, imparano a condannare
se vivono con le critiche.
Ma se invece vivono con l’accettazione,
imparano ad amare e se vivono con la condivisione,
imparano ad essere generosi ed imparano il rispetto
se intorno a loro ci sono gentilezza e considerazione.
Se così è, allora di fronte agli episodi di bullismo
sono chiamati in causa non solo i genitori,
ma anche gli insegnanti e la società tutta,
responsabili a diversi livelli dell’educazione
e della testimonianza di modelli di vita e di relazione.
La lotta al bullismo parte da qui.
Non è un problema solo dei ragazzi, ma soprattutto di chi li cresce.
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