Il cardinale Robert Sarah:
"Basta con l’intrattenimento nelle liturgie,
così non c’è più posto per Dio”
di Michele M. Ippolito
Il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione
del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti,
nel corso di un intervento sull’Osservatore Romano,
si è espresso in maniera dura nei confronti
delle modifiche liturgiche che in molte chiese
vengono introdotte dai sacerdoti:
“Su questi punti – scrive –
l’insegnamento del Concilio Vaticano II è stato spesso distorto.”
In particolare, Sarah ha affermato che
“il celebrante non è il conduttore di uno spettacolo”
riprendendo il pensiero di papa Francesco.
“Non deve cercare il sostegno dell’assemblea,
stando di fronte a loro come se le persone dovessero
primariamente entrare in dialogo con lui.
Al contrario, entrare nello spirito del Concilio
significa stare nel nascondimento,
rinunciare alle luci della ribalta.”
Il cardinale Sarah chiede che si torni
ad uno stile liturgico più tradizionale,
in cui il prete, invece di rivolgersi all’assemblea,
si rivolga verso est, “ad orientem”,
la direzione da cui Cristo arriverà durante la sua seconda venuta.
“Contrariamente a quanto dicono alcuni talvolta,
è in piena conformità con la costituzione conciliare che tutti,
prete ed assemblea, si girino insieme verso est durante il rito penitenziale,
il canto del Gloria, le orazioni e la preghiera eucaristica,
per esprimere il desiderio di partecipare
all’opera di redenzione compiuta da Cristo.
Questa pratica potrebbe essere reintrodotta
innanzitutto nelle cattedrali, dove la vita liturgica
dovrebbe essere di esempio per tutti.”
Inoltre, per Sarah, il secolarismo ha infettato la liturgia:
“Una lettura troppo umana ha portato alla conclusione
che il fedele deve essere costantemente occupato.”
Sarah nota che troppo spesso il sacerdote
cerca di tenere alta l’attenzione dell’assemblea
con modalità per nulla ortodosse.
“Il modo di pensare occidentale,
infarcito dalla tecnologia e deviato dai media,
vorrebbe trasformare la liturgia
in una vera e propria produzione da spettacolo.
In questo spirito, molti hanno cercato
di rendere le celebrazioni delle feste.
A volte i sacerdoti introducono nelle celebrazioni
elementi di intrattenimento.
Non abbiamo forse visto la proliferazione
di testimonianze, scenette, applausi?
Immaginano di allargare la partecipazione dei fedeli,
mentre, nei fatti, riducono la liturgia ad una cosa del tutto umana.
Corriamo il reale rischio
di non lasciare spazio per Dio nelle nostre celebrazioni.”
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