Ritorno - Incontrare il Dio della misericordia
Autore Paolo Curtaz
Editore San Paolo Edizioni
Signore nostra giustizia
Gerusalemme sarà ribattezzata Signore nostra giustizia, cioè il Signore è riuscito a infondere in noi la giustizia. Così Geremia incoraggia quanti sono tornati dall’esilio e hanno trovato solo macerie e si scoraggiano, sapendo che non riusciranno a vedere la ricostruzione della città e del tempio.
Ed è una buona notizia che voglio raccontarvi oggi, mentre vediamo nel mondo e nella Chiesa le macerie che si accumulano: davvero manca la giustizia.
Il clamore mediatico suscitato dall’ennesimo scandalo Vaticano (uscito fuori esattamente perché il Papa venuto dai confini del mondo vi ha messo mano con dolcezza e fermezza) ci lascia turbati: proprio coloro che dovrebbero brillare come modelli ed esempio, spesso, sono come quei farisei e quegli scribi accusati da Gesù, qualche domenica fa, di divorare le case delle vedove.
Preferisco, proprio su indicazione di Gesù, guardare, invece, allo splendido gesto della vedova che, in quel contesto di santo marciume, non esce dal tempio sbattendo la porta, ma mette in gioco quello che è, quel poco che ha.
Gli eventi di Parigi e di Bruxelles, la paura che sta contagiando la nostra vita, lo spettro del terrorismo che uccide persone inermi, ci spinge ad avere una visione alta e altra della vita, a guardare in alto, oltre gli astri che precipitano, come ci diceva Marco due domeniche fa.
E la pretesa di Cristo, mite, inerme, bastonato e ucciso, come molti suoi discepoli nelle Chiese d’Oriente, debole e perdente davanti alla logica del Male, fa dire a tutti i “Pilato” di oggi: dunque, tu sei re?
Il Giubileo che sta per iniziare ci sarà utile per riscoprire il vero volto di Dio, lasciandoci alle spalle millenni di cose da cambiare, per tornare all’essenziale, per abbandonare definitivamente un’idea approssimata e demoniaca di Dio per convertirci al vero volto di Dio, quello raccontato da Gesù.
A spanne direi che l’avvento di quest’anno si preannuncia più che interessante!
Reset
Quando nella Bibbia si deve parlare di un tema impegnativo si usa un linguaggio ricco di immagini e di simboli, che chiamiamo apocalittico e che anche Luca, che ci accompagnerà quest’anno con il suo Vangelo, ha imparato ad usare.
Lasciate perdere, ascoltando il brano di oggi, la fine del mondo e cose del genere.
Luca segue l’ordine inverso della Creazione: dal caos alla realtà, lì, dalla realtà al caos, qui.
Ed è la percezione che abbiamo, continuamente spaventati da sollecitazioni negative, da paure, da attentati ed eventi sanguinari. Stiamo davvero precipitando nel caos?
Sì, forse, possibile.
Ma noi, diversamente da quanti sono descritti nel testo, non moriamo di paura, macché.
Anche se a questo i terroristi ci spingono: a farci morire di paura.
Ma guardiamo venire il Signore nella gloria, dopo averlo accolto nella storia e dopo averlo lasciato nascere nei nostri cuori.
Perciò, solo perché crediamo, perché ci fidiamo, perché amiamo il Signore, davanti al caos che irrompe nel mondo e nella Chiesa, alziamo lo sguardo, conserviamo dignità, cresciamo in consapevolezza.
Sì, vieni, Signore Gesù!
Come il grano caduto in terra feconda la terra, così l’Avvento feconda la nostra vita per sbocciare a Natale in una festa di luce.
Danger!
Ma occorre vigilare, ammonisce Gesù nel Vangelo di oggi, stare attenti.
Lo sguardo si può abbassare, la dignità dello stare in piedi si può infiacchire.
Le dissipazioni, le ubriachezze e gli affanni della vita possono impedirci di vedere, impedirci di vivere. Possono intorbidire la nostra coscienza di cristiani facendoci scivolare nella zona grigia dell’auto-assoluzione, dell’autoreferenzialità per cui anche gli inganni appaiono tollerabili, come sta accadendo nella Curia romana, sempre più simile al decadente codazzo di un principe rinascimentale.
Le dissipazioni: in un mondo in cui siamo costretti alla frenesia, ritrovare un ritmo di interiorità richiede una forza di carattere notevole. Siamo travolto dalle cose da fare, dispersi in mille rivoli che ci dissanguano, i giorni ci scivolano addosso impietosamente…
Le ubriachezze: il nostro mondo ci invita a fare esperienza di tutto, a osare, a sperimentare. E alla fine ci ritroviamo a pezzi, storditi, delusi.
Attenti, amici, a non cadere nell’inganno che le sirene del nichilismo ci propongono: abbiamo bisogno di unità, non di frantumazione. E questa scelta compiamola non in rispetto ad una ipotetica scelta morale, ma nella consapevolezza che Dio solo conosce la verità dell’essere.
Gli affanni della vita che esistono e non possiamo eliminare ma solo controllare mettendo al centro la ricerca di Dio e del mio vero io. Come quando appendiamo le cose che laviamo al filo per asciugare.
E quel filo cui appendere tutti gli aspetti della nostra vita, dice Gesù, è la preghiera.
Una preghiera densa, intensa, quotidiana, vera, legata alla Parola. Una lettura orante della Parola che ci permette, alla fine, di gioire.
Pazienza
Ci vorrà del tempo, e tanto, per vedere ricostruita Gerusalemme.
Ci vorranno secoli e la venuta del Messia.
Ma Geremia ci indica una chiave di lettura, un orizzonte, un altrove.
No, il mondo non sta precipitando nel caos, come dicevano domenica scorsa, ma fra le braccia di Dio. Lo credo, lo vivo con fatica, combatto per costruire spazi di Regno nel caos, occasioni di luce nelle tenebre, ordine in me e dove vivo.
La preghiera e la meditazione della Parola, quella stessa Parola che creò dal nulla le cose che sono, ancora ricreano l’oggi di Dio.
Possiamo farcela, Dio ci sostiene, buon percorso di conversione al Natale.
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