Scuola, insegnanti e alunni sono ormai al centro dell'attenzione di tutti, degli addetti e non addetti ai lavori. Di chi la scuola la vive e non la vive.
Ma al di là di tante belle parole, di tante magiche ricette, l’amara realtà è che docenti e scuola sono in forte sofferenza. Si ritrovano depauperati all’inverosimile e a rimetterci sono sempre gli stessi: i più deboli.
Giorno dopo giorno, anno dopo anno, gli insegnanti si ritrovano sempre più al buio e sempre più soli, con storie alle spalle e sulle spalle, con sfide e lotte quotidiane che affrontano con in mente un solo ed unico pensiero: il bene dei bambini e dei ragazzi.
E se non molli è solo per loro perché, malgrado tutto e tutti, continui a crederci e a combattere con tutte le tue forze. Lo devi ai tuoi figli e ai tuoi ragazzi.
Lo sai bene che la scuola è il mezzo più potente per sconfiggere le diseguaglianze, non per ribadirle.
L’hai capito bene che a scuola si combattono le ingiustizie e le differenze. L’hai capito bene che quelle, purtroppo, si fanno fuori.
Conosci bene l’importanza di ribadire certe cose e fai di tutto perché speri tanto che ciò che viene detto e spiegato esca dall’aula, accompagni i ragazzi nelle strade del mondo, di un mondo che si spera loro possano contribuire a rendere migliore con gesti solidali e non egoistici, cooperativi e non competitivi.
L’hai capito bene che potranno dimenticare i Babilonesi, gli Ittiti, gli Egizi, i Sumeri, oppure potranno ricordarli per un po’, ma un buon insegnamento, quello no, non si dimentica mai. Dura tutta una vita. Questa è la vera meritocrazia di cui vorrei sentir parlare e su cui vorrei confrontarmi con la classe dirigente, quella che siede su comode poltrone e che non ha la più pallida idea di cosa voglia dire non avere sedie a sufficienza per i tuoi alunni, abbastanza colori o abbastanza fogli su cui avrebbero tanto desiderio di disegnare il loro cielo, le loro farfalle, i loro aquiloni, il loro mare, il loro mondo colorato, i loro sogni e le loro speranze.
Quella che, immobile, su una poltrona decide sulla vita degli altri. Tagliare, accorpare, ridurre sono i pochi verbi che rientrano nel suo dizionario.
Gli insegnanti, invece, non stanno immobili. Si alzano dalle sedie e corrono. Sì, noi corriamo dietro ai bambini, agli aquiloni e alle farfalle. Corriamo dietro a quei bambini che fermi proprio non riescono a stare, corriamo dietro alle loro paure, alle loro speranze e ai loro sogni. Noi continuiamo a guardare avanti, a puntare in alto. Guardiamo il cielo e ce la mettiamo proprio tutta per renderlo sereno.
Cari colleghi, potranno impoverirci quanto vogliono, ma ricordiamoci sempre che siamo noi a decidere in quale direzione andare. E siamo sempre noi a fare la differenza. Questa è la nostra linfa. Questa è la nostra speranza, la nostra forza e la nostra ricchezza.Questo è quello che ci rimane, e non è certamente poco.

Rosetta Cavallo, insegnante di scuola primaria

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