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Con il saio per portare la Misericordia nella movida
I frati francescani presenti con uno stand tra le banchine dell’Estate Romana sul Lungotevere
GABRIELLA TESORO
Caramelle per i bambini, diverse edizioni del giornale missionario, rosari fatti a mano direttamente in Sudamerica, fogliettini rappresentanti papa Francesco, dove poter scrivere il proprio concetto di missione. C’è veramente di tutto nello stand gestito dai frati del Centro Missionario di Roma sul Lungotevere, in viale Gabriella Ferri, di fronte all’Isola Tiberina.
È l’unica presenza con un richiamo religioso per i due milioni di persone che quest’anno visiteranno le banchine dell’Estate Romana. La curiosità è tantissima: qualcuno si ferma a osservare meglio perché non ci crede, qualcun altro ne approfitta anche per confessarsi, alcuni si meravigliano. Molti scambiano qualche battuta con i frati, altri, invece, tirano avanti.
“Siamo venuti qui il 10 giugno e ci rimarremo fino al 29 agosto, tutte le sere, dalle 20 alle 23 – spiega padre Paolo Fiasconaro, Direttore del Centro Missionario Francescano Onlus –. La nostra presenza eleva un po’ l’Estate Romana. A mio avviso, bisogna dare contenuto al tempo libero, valorizzarlo. Sembra che andare in vacanza sia semplicemente andare a divertirsi. La nostra presenza è importante, non siamo qui per vendere oggetti o altro, siamo qui per testimoniare. Lo sa quanti bambini si fanno la foto con l’immagine di papa Francesco?”.
E in effetti, guardando lo stand, emerge un gigantografia di Papa Francesco con il pollice in alto e un pallone gonfiabile raffigurante San Massimiliano Kolbe, il francescano di origine polacca che si offrì di prendere il posto di un padre di famiglia nel campo di concentramento di Auschwitz. Accanto al banco dei missionari, ironia della sorte, c’è quello della Misericordia di Roma, che presta assistenza sanitaria in questo tipo di eventi. “Chi ha un’emergenza per il corpo va da loro, chi ce l’ha per lo Spirito viene da me – ride Padre Paolo -. Ho anche fatto un cartello per far capire meglio la strada”.
Ma come è nata un’iniziativa del genere? “Tre anni fa – dice padre Paolo –. Noi siamo qui grazie ai due Francesco. Il primo è il nostro San Francesco, che diceva ai suoi frati di andare per il mondo a due a due ad annunciare il Vangelo. Il secondo è Papa Francesco, che invita la Chiesa ad uscire dai conventi e ad avvicinarsi alla gente. Abitando vicino il Lungotevere e vedendo d’estate tutte quelle persone ogni sera, ho voluto portare qui la mia missione. Quest’anno, a differenza degli altri anni, abbiamo personalizzato di più il tema, che ovviamente ha a che vedere con il Giubileo e la Misericordia. Lo slogan infatti è:Condividi con noi l’estate romana… nell’anno del Giubileo.
Padre Paolo ha molto a cuore un obiettivo: aiutare, grazie a questo progetto le missioni dei francescani, sparsi in 40 nazioni del mondo. “Questo stand – confida – è anche un importante vetrina. Per esempio, trovo molte persone che vorrebbero partire in missione e le figure che più ci interessano sono i professionisti che possono insegnare un mestiere. E poi i medici, sono fondamentali”.
“In Uganda – prosegue – gestiamo una scuola con 360 bambini, però la struttura è fatiscente. I padiglioni sono in pessime condizioni, con infiltrazioni di acqua, umidità e carenze igienico-sanitarie. Vorremmo adottare la scuola. Cercare di ristrutturare qualche stanza, la cucina, almeno per renderla vivibile. Sarebbe bello se tutti i ristoratori o gli esercenti dell’Estate Romana si dessero da fare in questo senso. Potremmo creare insieme un progetto concreto. Sarebbe il mio desiderio più grande”.
E come vede il futuro questo frate che, grazie a un’idea indubbiamente originale, ha portato la sua missione tra i locali del Lungotevere? “Vorrei che la Chiesa realizzasse il sogno di Papa Francesco e che sia missionaria – conclude -. Purtroppo, è un’istituzione ancora troppo ripiegata su se stessa. Bisogna uscire, non rimanere intrappolati. Solo in questo modo i missionari possono vivere realmente la Misericordia”.
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