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Nemmeno la malattia deve dominarci
Il messaggio audio della giornalista Sky Letizia Leviti, poco prima di morire a 45 anni, è un inno alla vita e alla gratitudine verso Dio
Con un messaggio audio, diffuso il 23 luglio, il giorno dopo la sua morte, Letizia Leviti, moglie, mamma, professionista della comunicazione, ha salutato e ringraziato i colleghi di Sky TG24 e ha lasciato a tutti noi, sconosciuti utenti del web, la sua visione della vita, condensata in poco più di 7 minuti di parole che pesano come pietre.
Sono un inno alla vita, l’invito a mettere al primo posto la famiglia, l’amore, anche nel lavoro, con la fedeltà alla verità, con l’onestà intellettuale, perché gli altri credono in noi e anche se dovesse succedere, per non lasciarci sorprendere, impreparati, da una malattia, dall’esito funesto di una malattia che può arrivare anche se sei giovane, bella, in gamba. La voce di Letizia, corredata dalle immagini di lei in studio, col microfono in mano, o con elmetto e giubbotto antiproiettile quando era inviata di guerra, si è diffusa veloce nellarete.
Attraverso le sue parole possiamo immaginare il percorso della malattia, l’angoscia all’idea di lasciare i figli, il marito, la mamma, il suo mondo, la nostalgia del lavoro che ama, che è fonte di vita, la gratitudine per i colleghi con cui ha costruito il suo lavoro e per l’azienda; la preghiera per ottenere la guarigione, la speranza di farcela “come tante altre volte” e sempre tanta pace, la serenità di chi sa di avere avuto più di quello che poteva desiderare e l’accettazione, infine, della sua vita così com’è.
“Non la decidiamo noi”, dice e la gratitudine per tutto quello che ha avuto. “Non sono arrabbiata” dice ancora e “ringrazio Dio per tutto quello che ho avuto”. È importante il messaggio di Letizia: pensateci per tempo, aggiustate le cose che sono rotte, non trascurate le cose importanti, perdonate, amate, amate, amate e non lasciate che la malattia, la morte vi sorprendano quando non avete ancora fatto tutto quello che potevate, che desideravate fare.
Il lavoro sebbene fonte di vita, non deve dominare la vita; nemmeno la malattia deve toglierci la libertà di amare e, precisa Letizia, dobbiamo saper amare.
Vengono alla mente le parole di sant’Agostino quando dice “ama e fa ciò che vuoi”. Viene da pensare che la sua ricerca della verità e l’onestà intellettuale siano legate agli studi di filosofia che avranno segnato il suo percorso umano e non solo quello professionale. Fa sorridere l’assonanza con l’ultima esortazione apostolica del Papa…
Grazie, Letizia, per averci lasciato un messaggio di speranza mentre altri vogliono metterci paura: le tue parole saranno una consolazione per i tuoi figli e anche per i nostri. Vorremmo averti conosciuta, vorremmo averti ascoltata, quando la tua voce non era rotta dalla fatica, eppure, allo stesso tempo, il tuo messaggio è più vivo, acquista una forza e contiene una verità, proprio perché appartiene a questo momento drammatico del distacco da questa vita che tu percepisci che non sarà la fine di tutto.
Hai lasciato questa vita nel giorno in cui la Chiesa ha festeggiato, per la prima volta, in modo solenne santa Maria Maddalena: anche lei è stata una professionista della comunicazione, come te; anche lei è stata fedele alla verità, anche lei ha amato, ha saputo amare e non si è arresa all’evidenza della morte del suo amato. Forse la tradizione ce l’ha consegnata in una veste poco nobile, ma ci piace pensarla mentre corre ad annunciare al mondo la verità, le parole di Gesù che oggi riecheggiano nelle tue: “Non vi lascio soli”.
***
Qui di seguito la trascrizione integrale del messaggio, con il suggerimento di ascoltarlo dalla sua viva voce:
«Siamo in onda? Mi ascoltate? Accidenti, non avrei voluto. Pensavo di farcela come tante altre volte, invece la vita non la decidiamo noi. Volevo salutarvi con questo messaggio, ringraziarvi e lasciarvi anche, così, un po’ di me. Salutarvi perché è andata così e non tornerò più lì; da tanto tempo non ci sono e mi siete mancati molto, il lavoro mi è mancato molto, il lavoro per me è stato una fonte di vita il lavoro è verità, il nostro lavoro è verità. Deve essere verità. Abbiamo un debito verso i telespettatori.
Dobbiamo, non accontentarli, dobbiamo dire la verità. Ci credono a quello che noi diciamo. E noi dobbiamo essere onesti intellettualmente. Sempre. Questo penso, questo ho sempre pensato. E spero che tutti voi e credo che tutti voi pensiate la stessa cosa. Io bè, non sono, diciamo, contenta che sia finita così però ringrazio Dio perché dalla vita ho avuto veramente tutto, tutto quello che potevo desiderare. Anche di più forse. Anzi, senza forse, di più. E volevo dirvi un’altra cosa importante, molto importante, a cui sarete già arrivati, però, non si sa mai.
È molto importante riconoscere la propria vita, riconoscere le cose più importanti della propria vita. Non trascurate mai le vostre famiglie neanche per il lavoro, il lavoro non deve dominarci. Niente deve dominarci, nemmeno la malattia deve dominarci. Bisogna essere liberi, liberi di amare e saper amare. Amare profondamente, amare il proprio lavoro, amare la propria famiglia, amare i propri amici, amare i propri nemici, arrabbiarsi, ma amare. La forza della vita, il senso della vita è solo l’amore.
L’amore è quello che ci spinge a fare le cose migliori nel corso di tutta la nostra vita e quando succede una cosa come è successa a me è bello sentirsi pieni, sentirsi sereni. Sentirsi in pace col mondo, sentire di aver fatto quello che si voleva fare, con sincerità anche pagando un prezzo. Un prezzo che non è mai troppo alto anche nei confronti poi del fatto che la vita è vera, è vissuta. Sta finendo. È successo tante volte a me di pensare sta finendo. Mi è successo anche di pensare che bella questa vita.
Fino alla fine l’ho pensato e ho pregato perché stessi qui con i miei bambini, con mio marito, con la mia mamma, con il mio mondo. Ma non sono arrabbiata. Ognuno di noi ha un destino, ha un percorso. Il mio cerchio si vede che doveva chiudersi così. Però ricordatevi queste parole, sono importanti perché se al termine della vita una persona si accorge di aver sbagliato, di non aver fatto quello che aveva desiderato, voluto, s’accorge di non aver amato, io credo che una malattia e poi l’esito di questa malattia sia affrontato con molta angoscia.
Io ho avuto angoscia solo per lasciare i miei bambini, mio marito, la mia mamma, la mia famiglia. Spero per loro non per me. Io ho avuto tutto e ringrazio Dio per tutto quello che mi ha dato. Questo messaggio non so se può servirvi, però pensateci perché è molto importante. E bisogna pensarci quando si ha tempo per pensarci. Io vi abbraccio. Che dire di noi di voi? Siamo dei grandi, siamo bravi, abbiamo fatto crescere questo canale io ci credo, ci ho sempre creduto tanto, così tanto!
Io volevo ringraziare tutti, ringraziare Emilio per quanto mi ha dato, per quanto ha creduto in me; ringraziare Ivano sempre così vicino, sempre presente; ringraziare Giovanna, che in questo periodo di malattia mi ha dato tanta energia, ma tanta; ringraziare Sarah, sempre vicina, attenta, presente; ringraziare l’azienda sempre puntuale, precisa, umana, come dire?
Ha seguito il percorso della mia malattia in punta di piedi e a ogni mia comunicazione rispondevano quasi come se fosse superflua mentre era fondamentale. Siamo una grande azienda. E poi volevo ringraziare ancora tutti voi per la vicinanza e l’affetto di questo periodo e poi anche per la vicinanza e l’affetto di prima e anche per la vicinanza e l’affetto di dopo perché non ho tanta voglia di andarmene quindi secondo me ruzzolerò da qualche pagina li, qualche giornale, qualche notizia qualche scrittura bizzarra verrà fuori. Non vi lascio, dai! Un abbraccio grande a tutti».
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