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“Uccidere in nome di Dio è satanico”. Il Papa nella Messa per padre Hamel
A Santa Marta la funzione in suffragio del sacerdote assassinato a luglio. Francesco: “Un martire come tanti cristiani oggi torturati, carcerati, sgozzati”. E al vescovo di Rouen: “Esponi la sua foto, è già Beato!”
“Uccidere in nome di Dio è satanico”. Le parole di Bergoglio vibrano nella piccola cappella della Casa Santa Marta, dove il Papa, nel giorno in cui la Chiesa celebra l’esaltazione della Santa Croce, ha voluto dedicare una Messa in suffragio di un uomo che la Croce l’ha abbracciata pienamente nella sua vita: padre Jaques Hamel.
Ovvero il prete 86enne di Rouen, in Normandia (Francia), con cinquant’anni di sacerdozio sulle spalle, sgozzato barbaramente lo scorso 26 luglio da due terroristi jihadisti mentre celebrava la Messa nella sua parrocchia di Saint-Etienne-du Rouvray. Una parrocchia con le porte sempre aperte, com’era sua volontà.
Di lui il Papa fa un ricordo commosso, davanti ad alcuni suoi familiari presenti alla funzione insieme ad 80 pellegrini delle diocesi di Rouen, accompagnati dall’arcivescovo di Rouen, mons. Dominique Lebrun. “Padre Jaques Hamel è stato sgozzato sulla croce, proprio mentre celebrava il sacrificio dell’amore di Cristo” dice il Pontefice nella sua omelia, guardando ad una foto del sacerdote poggiata sull’altare nell’atto di leggere il Vangelo. “Uomo buono, mite, di fratellanza, che sempre cerava di fare la pace, è stato assassinato come se fosse un criminale”.
“Questo è il filo satanico della persecuzione”, sottolinea il Papa. “Ma c’è una cosa di quest’uomo che ha accettato il suo martirio sull’altare, una cosa che mi fa pensare tanto…”, aggiunge, “in mezzo al momento difficile che viveva, in mezzo a questa tragedia che vedeva arrivare, non ha perso la lucidità di accusare e dire chiaramente il nome dell’assassinio: ‘Vattene, Satana!’”.
Père Jaques, afferma il Santo Padre, fa parte di una lunga “catena di martiri” che affonda le sue radici nel mistero della Croce di Cristo, “il primo martire, il primo che dà la vita per noi”. Una scia di sangue rinvigorita dalle persecuzioni cristiane dei primi secoli, quando gli uomini e le donne che confessavano Cristo pagavano con la loro stessa vita. “Ai primi cristiani è stata proposta l’apostasia, cioè ‘dite che il nostro Dio è vero e non il vostro’, e quando rifiutavano venivano crocifissi”, rammenta il Pontefice.
“Questa storia si ripete fino ad oggi. Dal mistero di Cristo inizia tutta la storia del martirio cristiano dai primi secoli fino ad oggi”: un momento storico in cui “nella Chiesa ci sono più martiri cristiani dei tempi passati”. “Oggi – annota il Santo Padre – ci sono cristiani martirizzati, torturati, carcerati, sgozzati, perché non rinnegano Gesù Cristo”. Cristiani “che soffrono nel carcere, con la morte, le torture, per non rinnegare Gesù Cristo, e fanno vedere proprio la crudeltà di questa persecuzione. Questa crudeltà che chiede l’apostasia – diciamo la parola – è satanica. Quanto mi piacerebbe che tutte le confessioni religiose dicessero: uccidere in nome di Dio è satanico”, afferma il Papa.
E magari che lo dicessero con lo stesso coraggio di padre Hamel che “ha dato la vita per non rinnegare Gesù, ha dato la vita nello stesso modo di Gesù sull’altare. E da lì ha accusato l’autore della persecuzione. ‘Vattene, Satana!’”.
Che il suo esempio di “martirio” e di una vita dedicata a “svuotare se stesso per aiutare gli altri” – auspica infine Francesco – “ci aiuti ad andare avanti senza paura”. “Dobbiamo pregarlo eh!”, esorta, “è un martire, i martiri sono beati… Dobbiamo pregarlo che ci dia la fraternità, la mitezza, la pace, anche il coraggio di dire la verità: uccidere in nome di Dio è satanico”.
Incontrando poi privatamente mons. Lebrun, dopo la Messa, Bergoglio gli ha detto: “Esponi la foto di Hamel perché lui è Beato adesso. E se dicono che non puoi rispondi che ti ha autorizzato il Papa”.
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