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ZENIT
Un cuore aperto all’incontro con gli altri
La vera amicizia è quella che non si ferma davanti allo schermo di un computer
Nell’era di Internet e delle televisioni via satellite si sta verificando un fenomeno strano e inaspettato: quello delle nuove solitudini. E’ un problema che tocca soprattutto i giovani, che si ritrovano spesso a fare i conti con un mondo fatto di silenzi, di maschere, di rapporti non sinceri e ingannevoli.
Può sembrare paradossale parlare di solitudini in un’epoca come la nostra, in cui, apparentemente, la comunicazione sembra diventare sempre più facile. Oggi basta spingere il tasto di un computer per inviare in pochi secondi un’e-mail da Roma a New York, da Londra a Mosca, da Parigi a Pechino. Il semplice gesto di un dito della mano è sufficiente per metterci in contatto con il mondo intero.
Eppure, nonostante questa apparente facilità di comunicazione, i giovani sembrano essere intrappolati in stati di disagio completamente nuovi, figli del tempo in cui viviamo.
La solitudine più comune è certamente quella che nasce dalla televisione. Negli anni cinquanta, quando la TV arrivò per la prima volta in Italia, le persone uscivano di casa e si riunivano nei bar per vederla. Era un festoso momento di incontro, da consumare tutti insieme di fronte alle immagini in bianco e nero del “Musichiere”.
Ma i tempi sono cambiati. La dimensione corale del piccolo schermo non esiste più. In ogni casa ci sono più televisori. Spesso i giovani si ritrovano soli, nella loro cameretta, di fronte ad uno strumento che li bombarda con messaggi discutibili e infiniti spot pubblicitari.
Un’altra nuova, grande solitudine è quella del gioco. Sembra scomparire l’antica cultura del cortile e della piazza, luoghi all’aperto in cui i bambini praticavano tradizionali giochi di gruppo, allegri e creativi.
Erano parentesi di svago positive, in cui si stava insieme e ci si confrontava l’uno con l’altro. Non rappresentavano soltanto un’occasione di divertimento, ma soprattutto momenti educativi in cui ci si abituava ad avere delle regole, a lottare con correttezza e a rispettare l’avversario.
Oggi, purtroppo, si diffonde sempre di più la moda dei videogiochi, in cui il bambino si ritrova solo di fronte allo schermo freddo di un computer.
Un analogo meccanismo di solitudine è quello che caratterizza il mondo di Internet. Tanti giovani trascorrono ore navigando tra un sito e l’altro o parlando attraverso chat e social network.
A volte le persone che intervengono in questi salotti virtuali non sono sincere ed indossano delle maschere. Il risultato è quello di una falsa comunicazione, che rischia di degenerare nell’isolamento, nell’incapacità di sostenere un autentico rapporto con gli altri.
Un’altra solitudine piuttosto frequente è quella della discoteca. Molti ragazzi, durante il fine settimana, si recano nei locali da ballo cercando un momento d’incontro. Ma la loro voglia di comunicare viene soffocata da ambienti che ostacolano qualunque tipo di dialogo.
Il volume della musica è troppo alto e le luci impediscono di guardarsi serenamente negli occhi. Di conseguenza, le discoteche si trasformano in un disperato insieme di solitudini che ballano, rinchiuse nel proprio guscio di silenzio e di incomunicabilità.
Come contrastare il fenomeno delle nuove solitudini? Una buona soluzione è l’educazione dei giovani ad un’autentica cultura dell’impegno. Esprimersi attraverso i tasti di un computer, nell’atmosfera falsa di una chat, significa rifiutare di confrontarsi con altri esseri umani. Significa rinunciare ad impegnarsi, perché il rapporto con il prossimo rappresenta anche un impegno, uno sforzo per uscire dal proprio guscio.
E’ importante, invece, avere un cuore aperto. Cercare le persone vere, vivere con loro, imparare a comprenderle e ad amarle sul serio. Non attraverso la barriera di uno schermo.
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