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Quanti e chi sono i missionari uccisi nel 2017
CITTÀ DEL VATICANO , 29 dicembre, 2017 / 1:00 PM (ACI Stampa).-
Sono 23 i missionari uccisi nel mondo nel 2017, e di questi 13 sono sacerdoti. La maggior parte dei martiri sono avvenuti in America, quindi Africa ed Asia. Sono i dati del rapporto annuale di Fides, l’agenzia della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che a fine anno traccia il bilancio di sacerdoti e operatori pastorali che hanno incontrato il martirio nel corso dell’anno.
Non ci sono solo i missionari ad gentes, nell’elenco di Fides. Vengono registrati anche tutti gli operatori pastorali morti in modo violento. La parola martiri, in questo senso, non è un riconoscimento di canonizzazione, ma più che altro il riconoscimento della loro testimonianza.
L’elenco fornito da Fides dedica comunque una sezione ai martiri canonizzati durante l’anno. Il vescovo Jaramillo in Colombia, ad esempio, Cristobal, Antonio e Juan che sono conosciuti come “i martiri bambini di Tlaxcala”, ma anche padre José de Soveral e padre Ambrosio Francisco Ferro, don Stanley Francis Rother, diventato il primo martire statunitense ufficialmente riconosciuto, e suor Leonella Sgarbati.
Viene ricordata nel rapporto anche l’apertura del processo di beatificazione di padre Jacques Hamel, l’anziano sacerdote francese ucciso proprio nei giorni in cui aveva inizio la Giornata Mondiale della Gioventù in Polonia. Così come è da ricordare la conclusione della fase diocesana della causa di beatificazione del servo di Dio padre Ezechiele Ramin, missionario comboniano (MCCJ) italiano, ucciso in Brasile il 24 luglio 1985, che San Giovanni Paolo II definì un “martire dalla carità”.
Qualche numero serve a dare l’idea generale del fenomeno. Dei 23 missionari uccisi nel mondo, ci sono 13 sacerdoti, 1 religioso, 1 religiosa e 8 laici. Per l’ottavo anno consecutivo, è l’America il continente dove si registrano il maggior numero di omicidi (11 operatori pastorali uccisi), seguita dall’Africa (10 uccisi) e Asia (2).
Più nel dettaglio, in America sono stati uccisi 8 sacerdoti, 1 religioso e 2 laici. Sono quasi tutti martiri avvenuti in Sudamerica, più uno ad Haiti.
Si comincia con il Messico. Le vittime sono: il sacerdote Joaquin Hernandez Sifuentes, scomparso il 3 gennaio e ritrovato alcuni giorni dopo; don Felipe Carrillo Altamirano, ucciso il 26 marzo apparentemente vittima di un'aggressione per furto; don Luis Lopez Villa, ucciso il 5 luglio da criminali che hanno fatto irruzione nella sua parrocchia; don José Miguel Machorro, accoltellato il 15 maggio al termine della Messa che stava celebrando e morto in ospedale il 3 agosto.
Helena Agnieszka Kmiec, volontaria polacca del Volontariato Missionario Salvatoriano, è stata assassinata in Bolivia il 24 gennaio in un tentativo di furto.
Il religioso francescano Diego Bedoya è stato trovato morto all’alba del 10 aprile in Venezuela, ucciso durante una rapina.
Due gli operatori pastorali assassinati in Colombia. Don Diomer Eliver Chavarría Pérez, è stato ucciso la sera del 27 luglio, nella sua parrocchia; don Abelardo Antonio Muñoz Sánchez, ucciso il 3 ottobre, durante un tentativo di furto.
In Brasile, don Pedro Gomes Bezerra, è stato trovato ucciso nella casa canonica la mattina del 24 agosto, mentre in Argetina è stato ucciso il 23 agosto Ricardo Luna, laico, guardiano della parrocchia.
Ad Haiti il 21 dicembre è stato ucciso a scopo di rapina don Joseph Simoly.
Spostandoci di continente, l’Africa ha contato l’uccisione di 4 sacerdoti, 1 religiosa e 5 laici.
Lino, un catechista di Kajo-Keji, è stato ucciso in Sud Sudan il 22 gennaio in una cappella insieme ad altre cinque persone. Il cappuccino Lucien Njiva è stato ucciso dai ladri il 23 aprile nel convento di Ambendrana Antsohihy, in Madagascar. Si conta tra le vittime anche don Adolphe Ntahondereye, rapito in Burundi e morto due settimane dopo la sua liberazione a causa dello stress accumulato durante il sequestro.
Cinque morti in Nigeria: don Cyriacus Onunkwo è stato rapito e ucciso nello stato di Imo, il 1° settembre; George Omondi è stato ucciso il 18 marzo nel tentativo di fermare i ladri che avevano preso di mira la chiesa di cui era il custode; tre catechisti laici, Joseph, John e Patrick, sono rimasti uccisi in un attentato di Boko Haram a Pulka.
In Kenya, sono stati uccisi un religioso e una religiosa. Padre Evans Juma Oduor è morto in ospedale dopo essere stato trovato incosciente; suor Ruvadiki Plaxedes Kamundiya, religiosa, è stata violentata e uccisa il 22 ottobre.
Due i religiosi uccisi in Asia, 1 sacerdote e 1 laico. Entrambi i delitti sono avvenuti nelle Filippine. Il 4 dicembre don Marcelito Paez è stato ucciso da quattro uomini che gli hanno teso un agguato mentre era alla guida del suo veicolo; il 20 agosto, mentre si recava a guidare una liturgia della Parola, è stato ucciso il catechista laico Domingo Edo.
In generale, il rapporto mostra che molti operatori pastorali sono stati uccisi in tentativi di rapina e di furto. Altro dato da non sottovalutare è il diffondersi dei sequestri di sacerdoti e suore, “alcuni conclusi in modo tragico, altri con la liberazione degli ostaggi, altri ancora con il silenzio”. Uno di questi sequestri è quello di don Maurizio Pallù, il sacerdote che poi è stato liberato ed è quindi tornato nel suo compito di missionario in Nigeria.
Nell’elenco degli operatori pastorali uccisi nell’anno 2017, non figura il Vescovo di Bafia, in Camerun, Sua Ecc. Mons. Jean-Marie Benoit Bala, il cui corpo è stato ritrovato nelle acque del fiume Sanaga, il 2 giugno, dato che la morte è ancora avvolta da circostanze misteriose.
E non c’è, nell’elenco, nemmeno il sacerdote venezuelano José Luis Arismendi, 35 anni. Spirato il 15 aprile 2016 per mancanza di medicine – aveva una sopsetta meningite – non è stato ucciso per mano di qualcuno, ma rappresenta, sottolinea il rapporto, “i tanti venezuelani morti per mancanza di cibo, di assistenza, di medicine in seguito alla grave crisi politica e sociale attraversata dal paese”.
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